adrianoQualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa, la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa, la minima insulsaggine la degrada.

(Imperatore Adriano)

Spunti e riflessioni sul libro di M. Yourcenar.


Un libro letto più volte; sempre in coincidenza con momenti significativi dal punto di vista personale e professionale. Alcune domande ne hanno accompagnato la lettura: "Perché questo racconto? Quale fascino nascosto? Perché questo personaggio?". Ma un pezzo sfuggito molte volte alla parte cosciente "del sè che legge" ha aperto uno spiraglio a queste domande:

"Un piede nell'erudizione, l'altro nella magia; o più esattamente, e senza metafora, in quella magia simpatica che consiste nel trasferirsi con il pensiero nell'interiorità d'un'altro."[1]

E' forse questo tratto del libro, questo modo di scrivere dell'autrice che fa emergere con chiarezza quegli elementi di vicinanza con la passione di ogni uomo che si appassiona ad altri esseri viventi. Questa capacità della Yourcenar di cogliere gli aspetti più profondi ed intimi di un essere umano, questa leggerezza nel narrarli, accompagnata da una meticolosa passione per i particolari. Questa .capacità di entrare nell'altro senza dimenticarsi di essere se stesso, nel lasciarsi investire dal personaggio. Quello che nelle interviste con Matthieu Galey emerge chiaramente: "......è quello che i saggi indù chiamano attenzione, un attenzione che elimina i tre quarti, i nove decimi di ciò che si crede di pensare, mentre in realtà non si pensa....."[2]

L'imperatore Adriano, la scrittrice Yourcenar, l'operatore sociale e forse ogni uomo accomunati dal sentirsi responsabili della bellezza del mondo, dal farsi carico dei problemi degli uomini di ogni tempo; uniti dalla ricerca, che accompagna Adriano per tutta la sua esistenza , di un accordo tra felicità e metodo e di un incontro armonico tra intelligenza e sentimenti.

Un imperatore percorso dalle passioni più sconvolgenti senza lasciarsene travolgere irrimediabilmente; un uomo che sa di avere sulle sue spalle il destino di una grande parte della umanità senza mai perdere il senso del relativo del proprio essere e delle proprie azioni. Un uomo lucido, con grandi aperture su mondi che non sono i suoi, su popoli e religioni diverse, curioso e tollerante. Una persona consapevole delle proprie capacità, ma che nel contempo sa irridere se stesso e le proprie meschinità, che sbaglia avendo il coraggio di saper riconoscere i propri errori; un imperatore che sa apprezzare, osservare, analizzare, amare le cose del proprio tempo ma sempre con lo sguardo rivolto tre o quattro secoli più avanti. Un essere umano che di fronte alla propria lunga agonia, fatta del decadimento lento ma inesorabile del corpo ha perfetta coscienza del fatto che la vita non ha più nulla da offrirgli , ma non che non ha più niente da insegnarli. Una vita vissuta costantemente cercando di fare cose che abbiano un senso, ma che da sole non bastano a dare un senso alla vita stessa; una folle corsa, una pacata ricerca dei significati più profondi ed ultimi dell'esistere.

Come scrive l'autrice nei suoi appunti un libro che solo da adulti poteva essere scritto; un libro che ha accompagnato la Yourcenar nella sua gioventù, senza trovare il modo di uscire , di essere scritto. Un libro perso e ritrovato per caso, insieme ad alcuni bauli. Così la vita di ciascuno di noi: forse non può essere scritta, ovvero compresa appieno, se non in età adulta ( alle volte per caso, grazie a qualche evento imprevisto) anche se nel contempo va vissuta per quello che è, nel momento stesso in cui accade. Non si può aspettare a vivere nel momento in cui sarà possibile capire.

Ed è questo travaglio, lo stesso che ha accompagnato in maniera lacerante l'esistenza di Proust ( e la sua opera , che è il compimento della sua stessa vita), la scommessa più grossa della crescita di ogni uomo. Il lavoro di aiuto delle persone è l'accompagnamento in questo cammino di ricerca delle parole per esprimersi, del tempo per sperimentare e del tempo per comprendere; chiunque affianchi un altro nel cammino della crescita , non fa altro che accompagnare se e l'altro in un labirinto che ha come premio la scrittura "della propri storia", "delle proprie memorie".

"Non perder mai di vista il grafico di una esistenza umana, che non si compone mai, checchè si dica, d'una orizzontale e due perpendicolari, ma piuttosto tre linee sinuose, prolungate all'infinito, ravvicinate e divergenti senza posa: che corrispondono a ciò che un uomo ha creduto di essere, a ciò che ha voluto essere, a ciò che è stato."[3]



[1]"Taccuini di appunti" in MEMORIE DI ADRIANO M. Yourcenar. Einaudi 1983. Pag.287 Il corsivo è nel testo.

[2]M. Yourcenar, AD OCCHI APERTI , conversazioni con M. Galey, Bompiani 1990.

[3]MEMORIE DI ADRIANO op cit. pag.297

hescher mao

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